Odg per la seduta n. 19 della commissione Industria, Commercio, Turismo
SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------


10a Commissione permanente
(INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO)


*19ª seduta: giovedì 25 ottobre 2018, ore 8,45


ORDINE DEL GIORNO


PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni
Svolte


IN SEDE REDIGENTE

I. Seguito della discussione del disegno di legge:
TARICCO ed altri. - Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane - Relatore alla Commissione VACCARO
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 7ª, della 9ª, della 11ª, della 12ª, della 13ª e della 14ª Commissione)
(169)
II. Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:
GIROTTO ed altri. - Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 3ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 11ª, della 13ª e della 14ª Commissione)
(594)
PATRIARCA ed altri. - Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 3ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 11ª, della 13ª e della 14ª Commissione)
(622)
- Relatore alla Commissione ANASTASI

IN SEDE CONSULTIVA
Seguito dell'esame congiunto del disegno di legge:
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018
(Relazione alla 14a Commissione)
(822)
e dei documenti:
1. Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2018
(Parere alla 14a Commissione)
(Doc. LXXXVI, n. 1)
2. Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2017
( Parere alla 14a Commissione)
(Doc. LXXXVII, n. 1)
- Relatore alla Commissione CASTALDI
Seguito dell'esame congiunto. Disgiunzione. Seguito e conclusione dell'esame del disegno di legge n. 822. Relazione favorevole.
Rinvio del seguito dell'esame dei documenti LXXXVI, n. 1 e LXXXVII, n. 1
ESAME DI ATTI E DOCUMENTI DELL'UNIONE EUROPEA

Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, del documento dell'Unione europea:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni - Un settore europeo del commercio al dettaglio adeguato al 21° secolo - Relatore alla Commissione MARTI
(Parere della 14ª Commissione)
(n. COM(2018) 219 definitivo)

INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO


BELLANOVA, RENZI, MARGIOTTA, PITTELLA, NANNICINI, IORI, MARINO, BOLDRINI, STEFANO, FEDELI, BINI, MALPEZZI, MIRABELLI, CUCCA, VERDUCCI, VALENTE, MAGORNO, MANCA, FARAONE, GIACOBBE, PATRIARCA, MISIANI, PARENTE, PARRINI, GARAVINI, ASTORRE, FERRAZZI, TARICCO - Al Ministro dello sviluppo economico
Premesso che:

le recenti dichiarazioni del Ministro in indirizzo sull'avvio di un procedimento amministrativo finalizzato all'eventuale annullamento in autotutela del decreto 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara Ilva hanno registrato, nel Paese e tra gli osservatori specializzati, rilevanti e fondati timori per le gravi ricadute di tale ipotesi su occupazione, ambiente, salute, volendo al momento escludere quelle connesse a una probabile richiesta di risarcimento danni da parte dell'aggiudicatario;

tali considerazioni confermano l'incertezza sul futuro del più grande gruppo siderurgico europeo, alla luce dei messaggi contraddittori in proposito emersi nelle dichiarazioni dei rappresentanti del Governo e della maggioranza;

rilevato che:

il 10 maggio 2018, dopo 6 mesi e 32 incontri, venivano pubblicati, sul sito del Ministero dello sviluppo economico, i principali punti d'accordo proposti dal Governo al tavolo di trattativa tra parti sociali, ArcelorMittal e amministrazione straordinaria;

ampiamente illustrato dalla stampa, l'accordo definiva con precisione gli impegni di AM InvestCo per come si erano andati definendo nel corso della trattativa, ovvero: il numero dei lavoratori assunti a tempo indeterminato pari a 10.000 unità; gli accordi raggiunti relativamente alla parte fissa e variabile del trattamento economico, gli impegni di Ilva in amministrazione straordinaria; le azioni collaterali all'accordo sindacale, ivi comprese le attività in capo ad Invitalia SpA; la definizione di un'intesa con le istituzioni liguri per l'attuazione degli impegni contenuti nell'accordo per Cornigliano (Genova); il programma integrativo della procedura di amministrazione straordinaria Ilva; il protocollo con il Comune di Taranto; le verifiche di metà periodo e le garanzie di fine piano;

nell'accordo veniva inoltre espressamente esplicitato l'impegno di AM InvestCo a preferire le aziende locali dell'indotto a parità di costo e di qualità della fornitura, la possibilità per l'azienda aggiudicatrice di utilizzare ammortizzatori sociali nella fase di attuazione del processo organizzativo previo accordo sindacale, la priorità per i lavoratori alle dipendenze della società Ilva rispetto ad eventuali richieste di assunzione a tempo indeterminato da parte di AM InvestCo;

sempre nel testo di accordo erano altresì definite le condizioni di incentivazione degli esodi volontari cui sarebbero stati destinati con un intervento straordinario 200 milioni di euro e si specificava l'impegno di AM InvestCo a trasferire lavoro ad una nuova società di servizi, denominata Società per Taranto, costituita da Ilva e da Invitalia, per l'equivalente di non meno di 1.500 addetti a tempo pieno;

relativamente all'ambientalizzazione e alla città di Taranto, punti ampiamente discussi e perfezionati nel corso degli incontri, si ricorda che l'accordo veniva implementato, nelle azioni collaterali, con uno specifico protocollo da siglare con la città di Taranto dove veniva esplicitata anche la mission del centro di ricerca e sviluppo parte integrante dell'impegno di AM a Taranto e che, relativamente alle attività di esternalizzazione, l'accordo indicava la costituzione di due società, "Società per Taranto" e "Società per Cornigliano";

ciò nonostante, ancora oggi il Governo non ha esplicitato con chiarezza il suo orientamento rispetto al futuro e al rilancio di Ilva e dinanzi alle richieste pressanti dell'opinione pubblica, del sistema industriale, dei rappresentanti istituzionali, delle parti sociali e dei lavoratori e, dopo aver richiesto un parere all'Anac che non rileva illegittimità di sorta nel percorso di aggiudicazione, ha annunciato l'avvio di verifiche interne finalizzate all'eventuale avvio di un procedimento di annullamento della gara in autotutela non specificando eventualmente come, nel caso, farà fronte agli scenari che dovessero inaugurarsi,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover fornire con chiarezza una circostanziata relazione circa le intenzioni del Governo sul futuro e sul rilancio di Ilva e in merito alla proposta di accordo presentata dal Governo alle parti;

se intenda portare avanti lo schema di accordo, ivi compresi gli impegni straordinari del Governo finalizzati all'incentivazione degli esodi volontari e l'impegno finalizzato alla costituzione della Società per Taranto e lo schema di protocollo con il Comune di Taranto dove vengono indicate le accelerazioni nell'esecuzione delle prescrizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 settembre 2017.

(3-00131)

FERRAZZI, BELLANOVA, PATRIARCA, CUCCA, PITTELLA, FARAONE, MARGIOTTA, PARRINI, VATTUONE, ALFIERI, D'ALFONSO, SUDANO, ASTORRE, FEDELI, GRIMANI, MALPEZZI, MAGORNO, COLLINA, BITI, SBROLLINI, BOLDRINI, VALENTE, D'ARIENZO, MANCA, GARAVINI, PINOTTI, GINETTI, GIACOBBE, STEFANO, COMINCINI, ROJC - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare
Premesso che si apprende dalle dichiarazioni rilasciate per mezzo stampa dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico Luigi Di Maio, martedì 24 luglio 2018, della volontà di avviare un procedimento amministrativo finalizzato all'eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara Ilva;

considerato che:

a seguito di quelle dichiarazioni, nella giornata di mercoledì 25 luglio, si è tenuto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico con la delegazione guidata da ArcelorMittal;

successivamente il Ministro ha dichiarato di aver ricevuto una proposta "migliorativa" sul piano ambientale, ma contestualmente ha anche dichiarato che "parallelamente va avanti la procedura di accertamento della gara";

tali dichiarazioni denotano l'incertezza sul futuro del più grande gruppo siderurgico europeo, alla luce dei messaggi contraddittori in proposito emersi nelle dichiarazioni dei rappresentanti del Governo e della maggioranza, con il rischio di compromettere la necessità e l'urgenza di realizzare gli interventi di risanamento ambientale e di ammodernamento degli impianti già previsti dal vigente accordo tra Governo, parti sociali, la società acquirente e l'amministrazione straordinaria;

l'incertezza sta rallentando gli interventi ambientali, azzerando ogni manutenzione, e rendendo sempre più insicuro l'impianto;

l'Ilva perde oggi circa 30 milioni di euro al mese e i 900 milioni di euro pubblici sin qui stanziati sono quasi terminati. Inoltre, la gestione commissariale è costretta a posticipare al massimo i pagamenti ai fornitori potendo contare solo su un residuo di fondi che il Ministro pro tempore Calenda aveva lasciato come ultima riserva di emergenza disponibile;

l'eventuale chiusura dell'Ilva potrebbe costare oltre 3,4 miliardi di euro e dato che l'azienda è in amministrazione straordinaria e la massa dei debiti da ristorare ammonterebbe, secondo le prime stime, a 2,5 miliardi di euro, ai quali si aggiungerebbero altri 900 milioni riconducibili al prestito ricevuto dal Governo durante gli anni passati. Altri costi, non immediatamente quantificabili, sarebbero legati al finanziamento degli eventuali ammortizzatori per i 14.000 lavoratori e all'avvio delle bonifiche;

rilevato che:

l'accordo prevede un impegno di spesa da 2,4 miliardi di euro dal 2018 al 2024, di cui 1,15 miliardi per l'ambiente e 1,27 in investimenti industriali;

in particolare, si prevede la sistemazione delle aree di stoccaggio delle materie prime e secondarie, con lavori da condurre fra il 2018 e il 2021, che dovrebbe costare 375 milioni di euro per la copertura dei "parchi minerali", i quali nei giorni di vento riversano le polveri di minerale nei territori circostanti, in particolar modo nell'area del quartiere Tamburi di Taranto e nella zona del comune di Statte;

le linee di preparazione e trattamento delle materie prime, come la chiusura dei nastri trasportatori entro tubi colossali e gli interventi agli edifici in cui le materie prime vengono preparate all'utilizzo, costeranno 128 milioni di euro;

l'investimento stimato per ammodernare le cokerie, ammodernando le linee dalla 7 alla 12 e smantellando le batterie più vecchie, prevede altri 226 milioni;

la riduzione delle cosiddette fumate rosse dagli altiforni sarà ottenuta con l'intervento di risorse notevoli, come i 65 milioni di euro per l'altoforno numero 5;

la maggiore attenzione alla gestione dei rifiuti e dei residui per un investimento di 90 milioni e di altri 65 milioni per investimenti sull'impianto antincendio;

la depurazione dell'acqua piovana, che oggi penetra nel terreno portando con sé l'acqua contaminata, che invece deve essere intercettata e depurata, per una spesa prevista di 100 milioni di euro;

gran parte degli interventi potrebbero essere compiuti entro il 2020, come le coperture dei parchi o gli interventi alle principali batterie di cokefazione;

in ambito industriale circa 912 milioni di euro sono previsti nel potenziare le attività primarie dello stabilimento, che raggiungerà volumi di prodotti finiti pari a 8,5 milioni di tonnellate nel 2020 e di 9,5 milioni di tonnellate nel 2023. Per il finissaggio dei prodotti è prevista una spesa di altri 64 milioni di euro;

sempre in ambito industriale, non vanno dimenticati gli investimenti importanti anche nelle altre sedi del gruppo, come a Genova (123 milioni), a Novi (74 milioni) e nelle succursali (84 milioni) per una spesa complessiva di 1.257 milioni di euro;

infine, non va dimenticato che l'area di crisi di Taranto necessita di un lavoro di bonifica ambientale che si estende su oltre 500 chilometri quadrati. Tra gli interventi prioritari ci sono anche la rimozione dei rifiuti radioattivi pericolosi del deposito ex Cemerad di Statte, attesa da 25 anni e iniziata nel maggio 2017; la riqualificazione e la bonifica dell'area relativa al quartiere Tamburi e della zona del comune di Statte; la riqualificazione del primo seno del mar Piccolo che ha l'obiettivo di restituire a Taranto il suo nucleo fondativo e di consentire il ripristino degli allevamenti di mitilicoltura, oggi relegati solo al secondo seno; il tutto in una chiave di sviluppo e di rigenerazione ambientale sostenibile,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Governo intenda adottare per porre fine alla costante incertezza sul futuro dell'Ilva, che già ha generato ritardi e il blocco di alcuni lavori importanti come la copertura dei parchi minerali;

se sia consapevole della necessità di un piano di sviluppo ambientale integrato che si rivolga non solo all'impianto siderurgico, ma anche a tutto il territorio circostante, che era già stato avviato durante la XVII Legislatura e che oggi sta subendo dei ritardi a causa dell'incertezza sulle reali intenzioni governative;

quale sia la reale entità di fondi che sono rimasti in capo alla gestione commissariale e se questi siano sufficienti a portare avanti le attività di risanamento che sono ormai improrogabili;

se l'avvio del procedimento amministrativo finalizzato all'eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara Ilva, che prevede un termine di durata di 30 giorni, è compatibile con la disponibilità di fondi che sono rimasti in capo alla gestione commissariale;

se intenda rendere noto il termine ultimo del regime di gestione commissariale in base ad una stima dei costi giornalieri e dell'entità di fondi residui in capo alla stessa, o se intenda stanziare ulteriori risorse pubbliche, oltre a quelle già stanziate dal precedente Governo, al fine di evitare la chiusura dell'impianto e di procedere al risanamento ambientale.

(3-00161)


MANGIALAVORI - Ai Ministri dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, dell'interno e per il Sud
Premesso che:

per le imprese e gli enti pubblici che risultano morosi il costo dell'energia è mutevole. I fattori che determinano il suo prezzo sono i seguenti: oneri, accise, prezzo unico nazionale, più un fattore che Enel definisce "Omega", ovvero il sovrapprezzo di salvaguardia;

il regime della salvaguardia è stato istituito con il decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 125, e recante "Misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia". Esso garantisce la fornitura di energia elettrica ad una particolare tipologia di utenti. Entrano in regime di salvaguardia coloro che non hanno ancora scelto un fornitore del libero mercato o, che per qualsiasi motivo, ad esempio per morosità, ne sono rimasti privi e che rientrano nelle seguenti categorie: gli utenti alimentati in media tensione; le imprese connesse in bassa tensione con più di 50 dipendenti o un fatturato annuo superiore a 10 milioni di euro;

la selezione delle società che, per aree territoriali, devono gestire il "servizio di salvaguardia", viene effettuata dall'acquirente unico, soggetto pubblico, tramite asta pubblica aperta a tutte le aziende operanti nel settore;

tra i clienti del servizio di salvaguardia ci sono soprattutto imprese con difficoltà finanziarie. Per tale motivo, il maggior fattore di rischio corso dagli esercenti, la salvaguardia, è remunerato con un sovrapprezzo, definito dal parametro Omega, ovvero il parametro scelto nella gara d'asta che definisce il valore della maggiorazione, applicata dal fornitore di salvaguardia al prezzo dell'energia all'ingrosso e che varia regione per regione;

i valori del parametro Omega sono tendenzialmente diminuiti, ma, ad ogni modo, resta più alto nelle regioni del Sud piuttosto che in quelle del nord Italia. Ad esempio, mentre in Lombardia il valore dello stesso è di 16 euro/MWh, in Calabria è di 84,79 euro/MWh;

sulla base dei dati relativi agli anni 2017-2018, un Comune moroso della Regione Calabria, paga una clausola di salvaguardia (il quoziente Omega) di cinque volte superiore ad un Comune della Regione Lombardia. Tale contorto meccanismo implica un aumento del debito assolutamente sproporzionato rispetto al suo reale ammontare. Un Comune, che per mille motivi non ha potuto adempiere puntualmente al pagamento dell'utenza elettrica entra così nella tagliola della "Salvaguardia" che lo porta, quasi inevitabilmente, al dissesto. E infatti, tra le maggiorazioni dovute per detto regime (35/40 per cento per cento) e gli interessi di mora, i debiti dei comuni si ampliano vertiginosamente fino a condurli a un inevitabile dissesto;

uscire poi da tale regime è pressoché impossibile, se non mediante ricorso all'acquirente unico che assicura la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato. Ciò implica comunque l'acquisto a prezzi superiori di quelli normalmente praticati con conseguente aggravio di spese per le casse aziendali e dei tanti comuni interessati;

la circostanza è resa ancora più assurda, se si pensa che vi sono regioni come la Calabria che sono esportatori di energia. I comuni della Calabria, a rigore di logica, dovrebbero avere un regime agevolato o comunque non penalizzante, considerato che l'energia prodotta in loco è esportata in altre realtà regionali. E invece, accade l'esatto contrario. Il quoziente Omega risulta altamente penalizzante per i comuni calabresi;

tale situazione non agevola lo sviluppo delle imprese, pregiudica il rilancio dell'economia, origina inaccettabili sperequazioni fra i comuni del Nord e quelli del Sud ed è opprimente per tutti i comuni rientranti nel regime di salvaguardia;

da ultimo, la legge 4 agosto 2017, n. 124, recante "Legge annuale per il mercato e la concorrenza", ha disposto la cessazione del regime di "maggior tutela" nel settore dell'energia elettrica a decorrere dal 1° luglio 2019, demandando all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico (ora Autorità di regolazione per energia Reti e ambiente - ARERA), l'adozione di disposizioni per assicurare, dalla medesima data, il servizio di salvaguardia ai clienti finali domestici e alle imprese connesse in bassa tensione con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro senza fornitore di energia elettrica, attraverso procedure concorsuali per aree territoriali e a condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero,

si chiede di sapere quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo, ciascuno per la propria competenza, intendano adottare per impedire che a causa del suddetto meccanismo, altri comuni subiscano la procedura del dissesto e se non ritengano opportuno istituire un tavolo tecnico per limitare, nei confronti dei comuni, gli effetti maturati ed in itinere del "regime di salvaguardia" e che vi siano le condizioni per un'azione legislativa, anche in via d'urgenza, per limitare i danni del meccanismo della "Salvaguardia" descritto.

(3-00221)